Buon Natale da un pandoro campagnolo

 


Pandoro campagnolo

La temperatura era intorno ai 200° gradi quando ho cominciato a prender coscienza di me stesso, ad avere i primi ricordi e consapevolezza. Sì, ci sono teorie che affermano che se non esci dal forno non sei nessuno, non hai nessun diritto né di esser zuccherato né imballato, quanto mai esposto, ma vi giuro, io ho iniziato a sentirmi me stesso già dalla prima lievitatura. Di queste diatribe scientifiche e metafisiche, però io non mi interesso, sono soltanto un pandoro di campagna qualunque, uno come tanti, nemmeno di una marca famosa. Non lo so se noi pandori abbiamo un'anima o no, né quando ne prendiamo coscienza, ma profumo, sono giallo e ben dorato, quindi sono!

Lievitato al punto giusto e vestito a festa, sto viaggiando insieme ad altri su un furgone per le consegne, ditemi: secondo voi questo non vuol dire essere vivo? Mancano pochi giorni a Natale e la prima fornitura è già stata tutta venduta, così mi hanno impastato in fretta e furia, cotto e sfornato, senza un secondo in più di lievitatura, ma sono uscito bene lo stesso. Lo sciabordio del furgone mi sta facendo venire sonno. Quindi, scusatemi, faccio un pisolino.

----o----

-Accidenti, che ore sono? Quanto ho dormito?
-Ehi, bambolone, bell'addormentato sullo scaffale... Dico a te...

Un accento spiccatamente milanese mi apostrofa.
-A... a me? -Rispondo.
-Sì, proprio a te! Dico, ma sei proprio tonto! L'unico che, nonostante sia pieno giorno, dorme su questo scaffale, con un andirivieni di commessi, russando peggio di un torrone sardo, poteva essere soltanto un campagnolo come te. Né! ma come ti hanno vestito? Che razza di confezione antiquata porti? Ma da dove vieni? Eh? Che ne dite ragazzi?.. E cosa c'è scritto? Farina italiana? Ma a chi vuoi prendere per i fondelli, tu? La farina italiana non esiste è un mito inventato per i gonzi... Ehi, tonto. Dico a te, che fai? Non rispondi?

No! Non riesco a rispondere. Un po' perché ancora assonnato, e poi perché forse ha ragione, il mio vestito, paragonato al suo, fa davvero ridere, sembro un poveraccio: carta da pacco, stampata a un solo colore: il nero, mentre loro tutti belli e splendenti. Tutti colorati: chi rosso e oro, chi blu e argento, chi giallo, e tanto oro, oro dappertutto, sugli orli, sulle scritte, grandi scritte, marche famose, alto lignaggio. Io invece mi sento nessuno, anzi, sono nessuno, messo in un angolo, sono inutile, quasi trasparente. No! Non rispondo.

C'è davvero un gran casino, è vigilia, i commessi, come trottole, rimbalzano qua e là, portano tutti la mascherina, li ho sentiti parlare di un virus, dicono che sia molto contagioso e che questo Natale non sembra nemmeno Natale. Di gente ne è entrata tanta, tutti mascherati, maschere colorate e di tutte le fogge, del resto, è la vigilia di Natale, e virus o non virus la gente vuole festeggiare. Comunque, aveva ragione il panettone dalla pettorina blu, il mio vestito fa veramente schifo. Si sono soffermati in tanti, in tanti hanno allungato le mani verso di me, qualcuno mi ha persino toccato, preso in mano, anche letto l'etichetta, ma poi, inesorabilmente, mi ha posato di nuovo lì, nell'angolo da dove mi aveva preso. E adesso? adesso è l'ora di chiusura e io sono ancora qua, solo come un pandoro sbagliato nel posto sbagliato. Passano un commesso e il manager di reparto e mi guardano con un mezzo sorriso.
-Toh! E' rimasto solo il pandoro ruspante. Lo avevo detto io- esclama il manager rivolto al ragazzo che lo accompagnava- la confezione di quel pandoro è troppo brutta, magari sarà pure buono, forse il più saporito, ma la gente ormai compera con gli occhi della pubblicità. In che mondo di merda viviamo. Prendilo e buttalo! Se non si è venduto oggi non si venderà più, ironia della sorte, non ha nemmeno i conservanti.

Così, il ragazzo, annuendo, mi prende con gesto veloce e mi lancia in un carrello in mezzo a un mucchio di carta e cartoni. Confesso, mi viene da piangere, ma i pandori non hanno lacrime da spargere, soltanto zucchero in polvere. Sento puzza di pesce, forse c'è qualche confezione di scarto nel mucchio. Che fine ingloriosa la mia. Non è giusto. Io sono dolce: farina, zucchero, lievito quello buono, sono fatto apposta per esser mangiato. Non faccio però in tempo ad articolare quest'ultimo pensiero che mi sento ruzzolare nel buio. Che puzza! Sono in un cassonetto, sono ufficialmente un rifiuto. Amen, pace... fine, finirò in bocca ai topi. Chiuderò gli occhi e mi lascerò morire.

---o---

Ma che succede? Che cosa è questo rumore?.. Se questo è un topo, sarà una belva gigantesca. Mi sento afferrare, sgrullare, sbatacchiare.

-Ehi, che culo! - sento una voce roca strillare- Guarda cosa ho trovato? Toni, mi senti? Guarda che cosa ho trovato? Un pandoro! Stasera ci è andata di lusso.

Due occhi bianchi e gialli striati di rosso, con al centro un iride verde smeraldo, mi squadrano vivaci. Vengo alzato come un trofeo. Lo guardo bene, è un vecchio dall'età indecifrabile, barba lunga, rughe striate di polvere non lavata da mesi gli attraversano il viso, ma sorride, e il sorriso si vede! Sorride e saltella su una gamba e sull'altra canticchiando. Coperto da un cappotto sdrucito, guanti bucati alle mani, un passamontagna bucherellato appoggiato su una specie di tettoia grigia e untuosa che una volta era composta da singoli capelli, quest'uomo sorride come un bambino davanti ad un gioco nuovo!

-Spumante e pandoro, Toni, spumante e pandoro... Toni! Dio non ci ha dimenticati e ancora resiste. Dai, su! Andiamo a cena.

Mi poggia delicatamente su un vecchio carrello della spesa pieno di cianfrusaglie, vestiti dismessi, lattine di pomodori, biscotti scaduti, fagioli, scatole di ogni genere buttate alla rinfusa e ,sempre saltellando, si avvia. Arriviamo sotto un grande cavalcavia, fa molto freddo, ma c'è un fuoco acceso. Il mio vecchio comincia a gridare:

- Fuori! fuori tutti, è ora di cena. Amici, nonché compagni di sventura, stasera offro io: 'O Professore... stasera è Natale, quindi, guardate qua: spumante e pandoro.

Vedo sbucare da grosse scatole di cartone di diversa foggia delle teste seguite da un corpo: Anita, Toni, Beppe il guercio, e Piccolino. Piccolino è poco più di un ragazzo, pallido e secco come un chiodo. Si radunano tutti intorno al fuoco, dove c'è una specie di pentola poggiata sopra, non riesco a capire cosa bolle li dentro, ma tutti tirano fuori le loro lattine e sorridendo ne prendono un poco alla volta e sorseggiano allegri, in silenzio. La sbobba nella pentola magica sembra gradita. Dopo un po' si alza 'O professore, il vecchio che mi ha trovato, e con fare serio inizia a parlare:

-Cari amici di sventura, siamo qui, sotto questo pubblico ponte, sozzi, poveri, infreddoliti, ma liberi. Ci siamo, è Natale ed è Natale anche per noi. Per loro, per quelli là, quelli che sono al caldo delle case, quelli che corrono dalla mattina alla sera senza riposo, siamo dei rifiuti, siamo da evitare, siamo invisibili. Ma noi, Noi ce ne fottiamo di loro! Ci credono poveri e soli? Dei rifiuti? Meglio così, lasciamoglielo credere. Noi, invece, siamo più ricchi di loro, di una ricchezza che loro non potranno mai capire. Siamo ricchi di libertà, libertà che può avere solo chi non ha niente e non spera in più niente, come noi! Abbiamo perso ogni speranza? No! Non è così, noi non l'abbiamo persa; noi vi abbiamo rinunciato! Rinunciato a ogni speranza e illusione... -tace un attimo come per riprendere fiato, poi, con più vigore - Il sole sorge anche per noi. Gesù, il bambinello, il Dio che nasce stasera, è venuto per tutti, sì, ma specialmente per noi. Io che ho studiato ve lo assicuro, è così; e non vuole niente in cambio, tanto, nulla potremmo dargli! Allora... Buon Natale a voi, a noi, amici miei.

Detto questo, mi scarta, mi tiene sul fuoco a scaldare e io con goduria mi sciolgo al tepore. Mi sento a mio agio, tra amici, è come se conoscessi ognuno di loro da sempre. Il vecchio mi taglia a fette e mi distribuisce ad ognuno, e io penso che sono un pandoro fortunato. Oggi è un buon giorno per morire, è il Natale del Signore.

Buon Natale, barbun...

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