Certificato di esistenza II

«Buongiorno»

«Buongiorno, nonostante tutto, di buonumore, eh?  Complimenti!»

«Sì, in effetti, ha ragione! Sono Giuseppina D'aversa, mi sono suicidata questa notte. Dall'altro sportello mi hanno mandato qui. Sembra che serva il certificato di esistenza e... un'altra cosa ancora. Non mi ricordo il nome, ce l'ho qui, sulla punta della lingua... dai, la prego mi aiuti, non sono molto pratica, capisce? Una mica muore tutti i giorni.»

L'impiegato con molta flemma, alza lo sguardo su Giuseppina. Ci riflette un poco sopra, come per ricordare cosa avesse detto la sua interlocutrice, poi il suo sguardo s'illumina:

«Suicida?»

«Sì, gliel'ho già detto!»

«Suicidio cruento?»
«Cosa intende, scusi?»

L'impiegato, contrariato, sbuffa:

«C'è stato del sangue nella sua morte? Per esempio, si è tagliata le vene... si è buttata dal quinto piano? Cruento: sangue, violenza, ha capito?»

«Sì, ho capito! No! Niente sangue, mi fa impressione. Gas: ho lasciato aperto il rubinetto a porte chiuse, avevo letto che fosse indolore.»

«Mmmm, Gas? E' pericoloso, per gli altri, s'intende. Sempre il solito, volete morire, ma avete paura. Allora, riassumiamo le servono: Certificato di esistenza e il ticket per la sala d'attesa n.2- l'impiegato, con contegno, riprende il tono annoiato/professionale- Nome, cognome, data di nascita e luogo...»

«Giuseppina D'Aversa, nata a Napoli il 6-giugno-61.»

«g-i-u-s-e-p-p-i-n-a-d-'-a-v-e-r-s-a- la tastiera ticchettava allegra sotto gli indici dell'impiegato-Ecco fatto! Che meraviglia il Cloud- dice lui, sorridendo – Non trova simpatica la cosa, Signora? Qui, sulle nuvole in Cielo, usiamo il cloud!»

La signora Giuseppina, casalinga di lungo corso, terza media, una vita rinchiusa in casa dedicata alla famiglia, sembra che del cloud non ne sappia e non ne voglia sapere:

«Che ha detto scusi? Sei-giugno-1961»

«Ho capito, Signora, lasciamo perdere. Ecco qua il suo certificato e il Ticket.- così dicendo l'impiegato spinge attraverso l'apposito foro, i documenti- Peccato, Signora, è un peccato, anzi due- la signora nel ritirare i certificati volge uno sguardo incuriosito al solerte impiegato- Come lei dovrebbe ben sapere, il suicidio è un peccato, ed è anche un peccato che lei non possa partecipare alla nostra piccola lotteria»
«Lotteria?-Risponde eccitata la donna- Non me ne perdevo una! Mi dica, mi dica, cosa devo fare?»

«Mi dispiace, Signora, essendo suicida, lei non può partecipare, non può nemmeno scegliere la reincarnazione. Deve passare esclusivamente per il simulatore.»

«Simulatore?»

«Certo, simulatore.»

«E... quindi?»
«Signora Giuseppina, si sta allungando la fila. Comunque, cerco di spiegarglielo in breve: per darvi un chance di finire in Paradiso, nella sua bontà, il Giudice Supremo ha deciso di spedirvi tutti nel simulatore.
Insomma, tutti i suicidi ritornano nelle condizioni che li hanno spinti al suicidio e, fintanto che non riescono a superarle, rimangono lì, in attesa di giudizio, e senza prescrizione, stanno proprio adesso facendo la riforma.»

La Signora Giuseppina, a dispetto della sua condizione, impallidisce e crolla a terra sentendosi morire.

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