Carmine

 


Si chiamava Carmine, quasi tutti i giorni, con le sue cravatte variopinte, lo incontravi a piedi lungo la strada per la chiesetta di S.Tamaro, una chiesa antica e affascinante.
Ogni giorno le aggiungeva un fiocco o un fiore.
Dicevano che 'non era tutto', Carmine, e forse era così.
“Come suoni bene, -mi disse una sera d'estate- devo fare una festa, perché non vieni anche tu? -e aggiunse - Ma abiti qua?”, appoggiandosi a un merlo della fortezza che affaccia sulla valle.
“Sì”, risposi, continuando a pizzicare la mia amata.
“Strano, non t'ho mai visto.” A quel punto bloccai le corde.
“Veramente, io, qui ci sono nato, conosco ogni pietra e via di questo borgo” . 
“Ahh, sei fortunato, lo sai che questo paese è stupendo? Ho girato parecchio l'Italia, e ho deciso di vivere qui, a Castro dai Volsci, il balcone della Ciociaria”.
“Lo so, non lo dire a me, io ci vivo e ci morrò.” e stavolta con un sorriso, ripresi a suonare.
Finimmo al bar a sorseggiare una birra. Non la finiva più di chiacchierare.
“Con la storia della tua vita potresti scrivere un romanzo”, gli dissi.
Un romanzo triste: ingannato e abbandonato da moglie e figlia, cercava di conservare con coraggio la sua dignità. 
Mi parlava delle tante chiese a Castro e diceva che erano preziose e le trattavamo male. Quando parlava del monumento alla Mamma Ciociara si commuoveva ogni volta al suo significato.
“Lo sai che a S.Tamaro, c'è passato pure il papa, quasi mille anni fa? E che a San Nicola ci sono stati i Templari? E' pure piena d'affreschi”.
“Sì Carmine, lo so”. Rispondevo paziente.
Nei giorni roventi, girava seminudo con il fulard giallorosso al collo, mi diceva: “Un romanista vero lo è per sempre!”, “Sì, Carmine, lo so, lo sono anch'io”, rispondevo.

Era un personaggio, Carmine, uno di quelli che fa folklore e tristezza insieme. Era uno che la gente salutava a malapena quando l'incontrava e quasi scocciata cercava di evitarlo,  lui lo sapeva e ci ha risolto il problema.
Carmine se n'è andato, ha tolto il disturbo, s'è buttato sotto il treno delle nove, quello che non ferma, quello che va veloce. Non voleva sbagliare più, perché nella vita si sbaglia; eccome se si sbaglia, ma lui non voleva sbagliare più, voleva andarsene davvero.
 

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