Io e l'engagement dello scrittore

Qualche mese fa, rimasi assai colpito dalla intelligenza, dalla franchezza e dalla roughness che traspariva da un bellissimo articolo su un quotidiano indipendente on-line L'engagement dello scrittore contemporaneo, scritto da una giornalista/scrittrice che mi onoro di conoscere, seppur virtualmente: Flaminia P.Mancinelli. Come tutte le cose che conosco poco, ma ritengo interessanti e stimolanti, l'ho lasciato lì a dormire, in quel magazzino disordinato che è la mia testa, sullo scaffale stracolmo delle cose da rivedere.
E' arrivato il momento: e qual è la prima cosa che si fa? Si apre un bel dizionario, on-line naturalmente, e digitiamo: engagement , la parola che più si avvicina è : impegno, approfondiamo anche su un dizionario di lingua madre :http://www.thefreedictionary.com/engagement , ci avviciniamo ancora di più : impegno, coinvolgimento, partecipazione. Ok allora, in carrozza, si parte, avevo intuito bene.
Se qualcuno mi dovesse definire “un intellettuale”, non so perché, è più forte di me, mi sentirei quasi, offeso, sicuramente sminuito. Sì, uso il cervello abbastanza bene, come del resto, una buona parte dell'umana specie, ma la figura dell'intellettuale che si disegna nel mio piccolo cervello è quella di qualcuno in disparte che osserva, disserta, filosofeggia, ma alla fine, lascia fare agli altri, non si sporca le mani con la terra, col fango, col grasso, non suda; ecco, lo dico: quasi non vive. Invece, al contrario, io amo contaminarmi, sporcarmi, sudare, provare, fallire, lottare, prendere schiaffi.
Ovviamente, qualcuno di voi dirà, a ragione: ma la tua è una visione parziale, deforme. Certo che lo è, ma anche la vostra, rispondo; e adesso sono io che scrivo per raccontarvi la mia.
Insomma, torniamo all'engagement, all'impegno sociale. Io scrivo, ho un blog dove ogni tanto sparo le mie cazzate con la speranza che qualcuno le legga e si senta coinvolto e arricchito dopo la loro lettura. E' un piccolo blog dove faccio finta di sentirmi scrittore. Caspiterina, tutti lo consigliano, come si dice: il blog è un must. OK, va bene, ecco il blog, ma la successiva e perniciosa domanda è: cosa ci scrivo sopra? Sei uno “scrittore”, scrivi dei tuoi libri (che noia), scrivi di te, fatti conoscere (già va meglio), ma cosa scrivi? Scrivi cose neutrali? Cose che non urtano? Parole che fanno consenso? Scrivi cose politically correct? Disserti sui problemi generici dell'umana specie?
Bene signori, mi sono stufato di usare il bilancino, e fare finta di niente. E vi dirò quello che penso, e non è certamente politicamente corretto, anzi... è scorrettissimo.
Penso che sia giunta l'ora per il popolo italiano di sollevare la testa e guardare oltre le mura domestiche, oltre il proprio lavoro (tenetevelo stretto mi raccomando, chi ancora ce l'ha), oltre la propria sfera di sicurezze, oltre le cazzate che propina il circo dell'informazione servile.
Vi dicono che questa nazione sta affondando per colpa dell'evasione fiscale, non è vero, al contrario oggi un evasore fiscale è un patriota, è uno che fa resistenza, è uno che si ribella al principe Giovanni e allo sceriffo di Nottingham. Ormai la visone mi è chiara, per rinascere, questa nazione deve prima affondare del tutto.
Oppure tenetevi stretto il decreto legislativo del 16settembre 1996, n. 564 , quello che regala la doppia pensione ai sindacalisti, a tal proposito per capire bene come stanno le cose è molto più fruibile e chiaro questo servizio Inpensione con un solo mese di contributi delle Jene (alle quali sarò eternamente grato per avermi definitivamente aperto gli occhi).

Ecco il mio engagement : non posso più tacere, non si può più soggiacere a tali porcherie, mentre il resto della nazione boccheggia, la rivolta fiscale è l'unico strumento civile e non violento per sovvertire questa oligarchia insensibile ai problemi del popolo. Da notare che questo decreto l'ha fatto principalmente il partito che storicamente si vanta di essere dalla parte del popolo, dalla parte dei lavoratori! 

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