Disperazione?

Non posso farne a meno, quando sono più che arrabbiato nei confronti di questo stato incapace e infingardo, è inevitabile che io dia uno sguardo al passato, allo scopo di trovare la forza per guardare con un minimo di fiducia al futuro.
Perché sono incazzato? L'ultima chicca è questa: ormai, per prendere qualche ordine dai grandi clienti e anche per incassare, forse, qualche euro dalle fatture già emesse che vengono pagate normalmente a 120 giorni data emissione quando il cliente è corretto, è necessario un documento chiamato DURC, cioè Documento unico di regolarità contributiva.  E' un documento congiunto inps-inal emesso, per grazia dello stato, dall'ente Inail. Bene, questo documento usualmente ha una  validità mensile, quindi va richiesto praticamente ogni mese, ma il bello deve ancora venire. La richiesta può essere fatta on-line dal professionista abilitato che all'atto della domanda riceve, con lo stesso mezzo, soltanto una ricevuta, perché il documento originale, uno “stampaschermo” stampato da terminale, deve essere spedito via posta ordinaria. Bene, tale originale che ha poco di originale, arriva quasi sempre già scaduto. Ad esempio io ne ho richiesto uno il 4 aprile, oggi, 6 maggio,  ancora non ne sono venuto in possesso. Parlando con un mio amico commercialista del più e del meno, il discorso è caduto proprio su questo problema, sapete che mi ha detto? “E' normale, ti devi trovare qualcuno che lo spinge!”, ma vi rendete conto come stiamo messi? Abbiamo forse qualche speranza?
Allora, quando la disperazione raggiunge questi livelli, io mi concentro sul passato.
 Ho accompagnato mia madre, novantadue anni magnificamente portati, a fare spesa. Lei ha intravisto dalla macchina un'anziana signora e ha detto, “Io questa la conosco, le ho fatto scuola.- mia madre era un'insegnate di scuola elementare- Nel '50, quando insegnavo in una scuola ai confini del comune, in contrada  colle-vattela-a-pesca, mi facevo venti chilometri tutti i giorni a piedi. Questa signora la ricordo bene, a quattordici anni faceva ancora la prima elementare, ma il fatto veramente singolare è che avevo nella stessa classe altri suoi tre fratelli uno di dodici, un altro di undici insieme all'ultimo di sei anni, tutti in prima elementare. Andai a trovare, allora, la famiglia e  ne rimasi quasi sconvolta, vivevano in un tugurio impresentabile, da ultimo servo della gleba, (da noi questo tipo di costruzione si chiama pagliaio, di solito è una costruzione molto bassa di una sola stanza, mura di pietre a secco, con delle finestrelle piccole, piccole, senza vetri, il tetto in paglia  e il pavimento in terra battuta, con un camino centrale o a parete, senza canna fumaria). Vivevano in otto in quella stanza, circondati dal fango fino alle caviglie. Erano brave persone, lavoravano come bestie, dalla mattina alla sera, non avevano forza né capacità per accudire allo studio dei figli, ma, nonostante tutto, hanno cresciuto bene e onestamente i loro sei figli.”
Stiamo parlando  di soli 63 anni fa, ma è come se parlassimo del medioevo.
Detto questo, come posso permettermi di lamentarmi? No, non mi lamento allora. Ma permettetemi di augurare ai responsabili di questo sfascio totale di vivere loro e i loro figli, almeno per qualche anno, la vita che vivevano quei poveri contadini. Potrebbe essergli molto utile, forse.

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