Uno sguardo dal ponte

E anche oggi è : "N'auta jurnata in sudda navi", come diceva Eddie Carbone in "Uno sguardo dal ponte" di Arthur Miller.
Ma che mi vado a ricordare! Il mio primo "dramma", il nostro primo ed ultimo tentativo di portare in scena qualche cosa. Un gruppo di amici, tanti anni fa, un tentativo maldestro, molto più grande di noi, ma come tutte le cose fatte con passione ha lasciato nella mia mente un segno indelebile.  Tanti anni fa, ma potrei dire tranquillamente secoli fa. C'era poca televisione, non avevamo motorini, automobili nemmeno a parlarne, telefonini: che cosa erano?  Internet, computer, video giochi  ancora cose da inventare.
Un piccolo paese il nostro, ci si spostava a piedi. A parte le frequentazioni scolastiche che ci portavano a Roma o a Frosinone, il nostro mondo era lì, grossomodo riassunto in cinquecento gradini. Ma vi assicuro, non era per niente male. La situazione ci costringeva alla "socialità", eri in qualche modo costretto a capire che non si è tutti uguali, che non si pensa tutti alla stessa  maniera. Capivi che per raggiungere un obiettivo comune dovevi rinunciare a qualcosa. Dovevi smussare, limare, comprendere. Alla fine riassumendo: dovevi amare i tuoi amici per quello che erano, non per quello che volevi che fossero.
Per me è stato un addestramento alla vita importante. Si sviluppavano poi altre capacità importanti: la fantasia, lo spirito di iniziativa. Se non volevi morire di noia, dovevi darti da fare, dovevi inventare.
Oggi troppe cose sono offerte "gratis" ai nostri ragazzi. Così si spegne il loro cervello, o meglio si atrofizza una parte di esso. Si spengono la loro fantasia, la loro capacità di confrontarsi con gli altri e con il mondo reale.
Televisione, videogiochi, telefonini, internet sono davvero cose meravigliose che aprono dei nuovi e grandiosi orizzonti, ma purtroppo ne uccidono e nascondono altri.
Cosa è meglio?
Dove stiamo sbagliando?

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