Storia di un vaccino Anticovid19
Storia di un vaccino Anticovid19
E' venuto il giorno il cui il Sistema ha deciso che io sono vecchio, e, invece di dare il vaccino a un inserviente di un alimentari, o a un corriere, o a un giovane studente costretto a viaggiare in autobus stracolmi, ha deciso di dare a me questa possibilità. A me, un vecchio non abbastanza vecchio da sentirsi vecchio ma, a quanto pare, abbastanza vecchio da essere classificato come tale, un misantropo eremita che trascina i suoi giorni tra orto, chitarra, arco e frecce, pialla, pennelli, saldatore, seghe, tastiera, bicicletta, montagna, tapis rulant, libri e penna.
Ma
insomma, alla fine, da buon cittadino rispettoso delle regole, ho
affrontato il D day della prenotazione. Armato di pazienza, codice
fiscale e tessera sanitaria mi sono accinto all'impresa. Sì, perché
d'impresa si tratta. La prima meravigliosa scoperta è stata che
nella regione Lazio anche le applicazioni web riescono a gestire i
raccomandati. Dopo le campagne “informative” sui vaccini e in
particolare su Astra-Zeneca, anche io ho tentato di prenotare il
mitico Pfizer monoposto decappottabile con maniglie d'oro zecchino,
ma dopo tre giorni, due pranzi e una cena davanti al computer e
almeno trecento prenotazioni finite con i codici d'errore più strani
ho scoperto che una mano misteriosa mi impediva di prenotare Pfizer.
Il mito però, racconta che almeno tre persone conosciute siano
riuscite a prenotarlo: il marito di un medico, un suocero di
infermiere e un portantino. Fatto sta che al trecentesimo tentativo,
(solo gli idioti non cambiano opinione) ho incominciato a intuire che
Dio, o Zingaretti, oppure qualche ameno funzionario della regione
Lazio avessero deciso che un cittadino plebeo come me fosse meno
uguale degli altri e ne ho preso coscienza. Ok, sapete la cosa
strana? Dopo aver cambiato idea, in venticinque secondi netti di
cronometro con lo stesso software, con lo stesso computer, con la
stessa connessione, avevo la prenotazione con Astra-Zeneca, e siccome
in quel periodo non l'avrebbe prenotato nemmeno un cane, (tranne che
io, evidentemente), ho potuto scegliere di vaccinarmi dopo due
giorni, (avrei potuto addirittura vaccinarmi il giorno stesso, se
avessi voluto, misteri dell'informatica regionale)
Fatto sta che ieri mi hanno bucato
la spalla, e a parte le bizzarìe del questionario da firmare scritto
per parare il culo a tutti (tranne che al vaccinando) è filato
tutto liscio fino a notte, e, combattuto dalla dicotomia: “Che
bello, non ho avuto nessun sintomo, che mi abbiano iniettato acqua
distillata? Maledette case farmaceutiche...”, “Ohhh, come mi
sento male, che cazzo mi hanno iniettato? Mi muoro... Maledette case
farmaceutiche...” , sono andato al letto.
Dicevo, sono stato
bene fino a notte, perché alle quattro e mezzo di mattina mi sono
svegliato e, se fossi stato il mio eroe preferito: Tex Willer, avrei
detto: “Mi sento come se fossi stato calpestato da una mandria di
bisonti...”. Allora, Briatore mi avrebbe detto: “Ma l'hai presa
la tachipirinha?”, “No, non l'ho presa, dovevo soffrì...”.
Adesso
è mattina, sto meglio, ho un leggero mal di testa che non mi
impedisce nulla e sono qui a raccontarvi.
Comunque, se dovessi
essere uno di quei venticinque su un milione, trombato dalla
trombosi, vi lascio le mie ultime volontà scritte e, scimmiottando
quella canzone patriottica di non so chi della quale ho il vago
ricordo che mi trascino dalle elementari, divido me stesso in tre
parti (come la bandiera), e, siamo pragmatici, la parte più
interessante: il conto in banca lo lascio a quei poveretti che hanno
perso il lavoro. Vi lascio i dati: “Banca etruria”, (me l'ha
consigliata un amico del PD), il numero di conto corrente :
C-U-69-69-0-69-69-L-0 password: 'malimortacciloro'. Il secondo pezzo,
il più piccolo, il cuore, lo lascio a mio nipote, il mio piccolo
sole, le figlie ormai sono grandi e non se ne fanno niente, sarebbe
solo un impiccio per loro. Tutto il resto lo lascio a mia moglie; in
verità, non lo ha mai digerito; glie lo lascio non per dispetto, per
carità, ma magari col tempo... potrebbe trovarci, dopotutto, qualche
cosa di buono.
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